Il congedo di maternità è un diritto importante per i neogenitori e dovrebbe essere garantito a tutti. Ma purtroppo non dappertutto, in giro per il mondo è così. 


I Paesi Europei hanno tutti leggi a riguardo, chi migliori e più evolute e chi meno.


Per quanto riguarda, ad esempio, gli Stati Uniti, invece, non c’è una legge specifica che riguarda il congedo parentale.


La legge che più ci si avvicina, e che può essere utilizzata per questo tipo di congedo, nonostante non tutti ne possano usufruire, è la Family and Medical Leave Act (FMLA).


Questa legge ha come tempo 12 settimane e richiede al datore di lavoro di mantenere i sussidi sanitari dei lavoratori, ma non è un congedo pagato, come lo è ad esempio in Italia, visto che il datore non ha nessun obbligo alla retribuzione, e viene concesso solo a chi è ritenuto idoneo, che riguardi uomini o donne.



Nel caso dell’Italia la maternità obbligatoria o congedo di maternità obbligatorio è un periodo obbligatorio di 5 mesi, a cavallo del parto, in cui la lavoratrice madre, o in certi casi il lavoratore padre, non lavora.


Vediamo cos’è e come funziona la maternità obbligatoria.


Quando si parla di lavoratrice e lavoratore si intendono i lavoratori in generale; che si tratti di privati, pubblici, soci lavoratori, chi ha un contratto di apprendistato o a tempo parziale. Hanno tutti gli stessi diritti e tutele, che in tal caso sono due: una economica e una normativa.


I congedi, i riposi e la tutela delle persone in maternità e paternità valgono allo stesso modo per i figli naturali, adottivi o in affidamento.



Maternità obbligatoria durante l’apprendistato


Nel caso di contratto di apprendistato, il tempo di astensione obbligatoria per maternità non viene contato nel periodo di formazione, che viene prolungato per la durata del congedo, che si tratti di maternità obbligatoria o facoltativa.



Maternità part-time


Gli stessi principi valgono per il contratto a tempo parziale.

Per quanto riguarda la parte normativa delle tutele sono le stesse delle altre tipologie contrattuali, l’unica differenza sta nella parte economica che sarà riproporzionato vista l’attività lavorativa minore rispetto ai lavoratori con contratto a tempo pieno.



Come funziona l’astensione obbligatoria?


Il datore di lavoro ha il divieto di sottoporre la lavoratrice madre alla normale attività lavorativa. Essa è obbligata dalla Legge a non lavorare in questa condizione, inoltre questa Legge prevede, in caso di gravidanza a rischio o per lavori rischiosi, che il periodo di congedo obbligatorio sia anticipato.


Questo periodo di astensione obbligatoria dura, come abbiamo detto, 5 mesi in totale. Parte da 2 mesi prima dalla presunta data del parto e dura fino a 3 mesi dopo il parto stesso.


Dal 2019 è permesso usare il congedo obbligatorio per maternità nei 5 mesi dopo il parto. Per questo tipo di congedo ci vuole però una specifica autorizzazione da parte del medico del Servizio Sanitario Nazionale che attesti che ci sono dei rischi per la madre e per il neonato.


Per la lavoratrice madre c’è la possibilità di sfruttare il congedo di maternità flessibile. Copre sempre 5 mesi di tempo, ma parte da 1 mese precedente la presunta data del parto e prosegue per i 4 mesi successivi ad esso.


Optare per questo tipo di congedo è una scelta della lavoratrice, ma deve esserci anche in questo caso un attestato del medico del SSN.


L’astensione è, sì, un obbligo del datore di lavoro, ma anche un diritto indisponibile per la lavoratrice, cioè essa non può rifiutare, neppure con comprovata certificazione medica che attesta le condizioni di buona salute della lavoratrice.


Congedo di maternità in caso di interruzione di gravidanza 


È previsto un congedo anche in caso di interruzione di gravidanza. 

In questa situazione abbiamo due casi:

  • se l’interruzione avviene entro 180 giorni dall’inizio della gestazione, viene fatto come malattia;
  • se invece l’interruzione avviene passati i 180 giorni dall’inizio della gestazione è considerato parto e quindi viene riconosciuto il diritto al congedo di maternità; la lavoratrice, in questa occasione può tornare a lavorare, se le sue condizioni di salute sono buone e certificate dal medico, con un preavviso di almeno 10 giorni al datore di lavoro.

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